Blue Flower

Avevo undici anni quando il Signore è entrato in casa mia. In quel periodo era morto mio fratello minore a causa di un tragico incidente. Mia madre, incautamente, aveva lasciato una pentola di acqua bollente sul pavimento della cucina; Giuseppe, giocando, vi cadde riportando gravi ustioni che, dopo trentasei ore di agonia, lo portarono alla morte. Mia madre si sentiva molto colpevole dell'accaduto così decise di farla finita: era intenzionata a lanciarsi sotto un treno in corsa. Uscì di casa e si recò al cimitero dove incontrò un uomo che le parlò di Gesù.Vedendola molto triste le domandò perchè era così afflitta e lei, in modo irritato, gli rispose che non era lui la persona adatta a consolarla, ma l'uomo continuò dicendole che il Signore gli chiedeva di consolare gli afflitti. Mia madre, piena di rabbia, gli rispose di dire al suo Signore che sarebbe dovuto intervenire prima, se davvero voleva consolarla; l'uomo, allora, con molta calma le disse che la sua sofferenza non era paragonabile alla sofferenza di Dio quando aveva offerto il Suo Figlio sulla croce per i suoi peccati e per quelli di chiunque avrebbe creduto.

A questo punto lei si sentì una peccatrice e il fratello Sabato Di Martino (il camposantaro) cominciò a parlarle dell'Evangelo: in lei nacque una speranza. Il fratello Sabato le promise di regalarle un evangelo dove avrebbe potuto leggere tutte le opere che Gesù aveva compiuto quando era sulla terra. Lei tutta contenta si ritirò a casa dimenticando il suo proposito di suicidio. Arrivata a casa raccontò, con gioia, a tutti noi figli quello che era successo. In seguito, dopo la conversione di mia madre, mi convertii anch'io. Ricordo che una mattina mi inginocchiai ai piedi del letto per pregare, ero molto piccola, non sapevo come rivolgermi al Signore, così pregai intonando un cantico le cui parole dicono: IO SENTO LA TUA VOCE E VENGO A TE SIGNORE, PER IL SANGUE SPARSO IN CROCE, MI LAVA O REDENTOR!!!

Fu molto bello, cominciai a piangere e sentii una profonda pace riempire il mio cuore. Continuai a godere della presenza di Dio durante le riunioni di preghiera che si tenevano in chiesa. Mio padre all'epoca, anche se non convertito, acconsentiva che noi andassimo in chiesa. Ospitavamo il pastore F. Toppi a casa e in una delle riunioni predicò sull'incontro di Gesù con Zaccheo. Egli insisteva ripetendo «oggi devo venire ad albergare in casa tua». Mio padre sentì quella parola rivolta direttamente a lui così aprì pure lui il cuore al Signore. Successivamente mia madre ospitò una sorella proveniente dall'america. Essendo la casa piccola, mia madre dormiva insieme a questa sorella. Proprio in una di quelle notti, mia madre ebbe un sogno: vide il Signore in riva al mare. Non comprendendo appieno il significato del sogno subito svegliò la sorella e le raccontò in dettaglio cosa aveva visto e le chiese cosa potesse significare. La sorella le disse che il Signore le chiedeva di battezzarsi. Così, dopo alcuni mesi, mia madre fece "PATTO CON IL SIGNORE". Il fratello Camillo Russo e il pastore Toppi celebravano i battesimi. Quando videro mia madre presentarsi ornata di gioielli e d'oro le si avvicinarono e, con molto tatto, cercarono di dissuaderla consigliandole di aspettare ancora un po'. Mia madre. in maniera decisa, disse ai fratelli che era stato il Signore a ordinarglielo, al che loro non si opposero. Ma avvenne qualcosa di sorprendente, all'uscire dalle acque battesimali, il Signore le fece notare che le sorelle di Napoli, invitate per l'occasione, erano tutte vestite in maniera semplice e senza ornamenti. Sicuramente, pensò, non perchè non potevano permettersi l'oro e così comprese che quello non piaceva al Signore; ritornando in sala si svestì di tutti gli ornamenti esteriori.

Dopo poco si ammalò mio padre, in modo molto grave; per alcuni mesi non lavorò e anche la situazione economica della famiglia ne risentì notevolmente. Un giorno vennero a farci visita alcuni fratelli da Napoli: prima di pregare chiesero a mia madre se aveva mai letto l'insegnamento contenuto nell'epistola di Giacomo «C'è qualcuno fra voi infermo? Chiami gli anziani della chiesa e preghino essi su lui, ungendolo d'olio nel nome del Signore; e la preghiera della fede salverà il malato e il Signore lo ristabilirà» (Giacomo 5:13-!5). Mio padre acconsentì alla preghiera con l'unzione dell'olio, secondo l'insegnamento della Scrittura, e all'istante vedemmo il miracolo della sua guarigione. In seguito cominciammo a ricevere degli insegnamenti sul Battesimo nello Spirito Santo. Ricordo che era il fratello Carmine Monetti a portare gli studi. Ero sicura che il Signore mi avrebbe battezzata e così fu: alla prima preghiera a cui partecipai ricevetti il battesimo con lo Spirito Santo e tutta la notte parlai in lingue e glorificavo il nome del Signore. Successivaente scesi nelle acque battesimali. Da allora fino ad oggi ho sempre ringraziato il Signore per le grandi cose che ha fatto in me.

Teresa F.

Pace a tutti! Mi chiamo Luca, ho ventuno anni e vivo a Salerno da circa 7 mesi. Vorrei brevemente raccontarvi ciò che il Signore ha fatto nella mia vita al fine di incoraggiarvi a cercare e a conoscere l'Iddio vivente e vero. Sono nato in una famiglia di fede evangelica pentecostale, i miei genitori mi hanno dato, sin da piccolo, insegnamenti riguardanti la fede in Cristo Gesù e la Sua opera di salvezza. Questo ha permesso che in me nascesse quel timor di Dio che mi ha preservato da qualsiasi spiacevole esperienza. L'influenza dei miei genitori è stata molto forte per me, anche perché mio padre è pastore evangelico e, insieme a loro, ho frequentato assiduamente le riunioni di culto. Il desiderio di fare le mie esperienze nella vita, quelle esperienze che tanto ammiravo negli altri, mi allontanava sempre di più dal Signore fino a quando sono diventato un religioso perfetto.

Sapete chi è un religioso perfetto? È una persona che frequenta una determinata chiesa, crede quello che credono tutti, ma non ha realizzato la stessa esperienza di molti. Così ero diventato. Non ho mai realmente abbandonato le riunioni di culto, tuttavia mentalmente e spiritualmente ero lontano. La mia vita seguiva il suo corso naturale fino a quando, sono stato stravolto, o meglio dire travolto, da uno di quegli eventi che non si possono controllare, cose tristi che fanno parte, purtroppo, della nostra vita. Avevo diciassette anni ancora da compiere, era una delle solite mattine domenicali quando i miei genitori insieme a mio fratello stavano andando in chiesa. A causa di un'altra auto furono coinvolti in un'incidente che causò la morte di mio fratello, mentre i miei genitori ne uscirono illesi. Non voglio tanto soffermarmi sui particolari dell'incidente, quanto su quello che causò in me questo tragico evento. In quel momento mi cadde il mondo addosso. Ero disorientato, non riuscivo a pensare che in quel momento la mia vita fosse reale. Ricordo però che nei miei genitori non c'era la disperazione, ma una grande sottomissione alla volontà di Dio. Questa per me fu un'autentica testimonianza della fede dei miei genitori, infatti normalmente in queste situazioni la disperazione prende il sopravvento, ma nella mia casa quella domenica mattina erano abbondati le consolazioni di Dio.

Fu però, per me, un periodo bruttissimo, tanto che iniziò a nascere dentro di me un forte senso di paura e di insicurezza. Iniziai ad avere paura della morte, della fine che avrei fatto se il Signore mi avesse chiamato a sé. Non riuscivo a capire perché era capitato tutto questo. Tante domande affollavano la mia testa. Eppure, pensavo, i miei genitori servono Dio, lo onorano in tanti modi ma Egli non ci ha risparmiato niente. Fu un momento davvero triste che portò a far nascere in me il desiderio di quella pace che non avevo mai realmente realizzato, ma che ero certo esistesse. Anche quell'estate frequentai un turno di campeggio come ero solito fare ogni anno. Lo feci pensando di allontanarmi da tutto ciò che rinnovava in me quel profondo dolore e quel vuoto che si era creato nella mia famiglia per la mancanza di Marco. Superato il primo impatto imbarazzante con gli amici, durante tutti i culti ai quali partecipavo tutto proseguiva normalmente. Nella mia vita già mi era capitato di sentire la benedizione di Dio e in particolare lì, dove nei culti il Signore benediceva tanti e benediceva anche me.

Ma l'ultima sera fu diverso. Non seguii molto la predicazione del fratello, ero tanto preso dalla stanchezza che mi calava un po' il sonno. Durante la preghiera iniziai ad avvertire il bisogno pressante di desiderare la salvezza dell'anima mia e così cominciai a pregare. Fu fatto un appello per la salvezza e andai avanti. Ero un po' incredulo ma il Signore conosceva il mio bisogno meglio di quanto io pensassi. Pregai semplicemente dicendo: «Signore, salva la mia vita e donami la tua pace». Il Signore non si fece attendere, in quell'istante mi riempì della sua presenza e perdonò tutti i miei peccati. Quando tornai nella stanza, al termine del culto, avevo come la sensazione che qualcuno mi avesse tolto un peso dalle spalle. Si! Era il mio Gesù che aveva perdonato i miei peccati. Egli riempì il mio cuore della sua pace e allontanò dalla mia vita la paura della morte.

Da quel giorno la mia vita cambiò. Realizzai che l'esperienza raccontatami dai miei genitori era reale e alla portata di tutti. I problemi non erano finiti ma ora non ero più solo. Ora riuscivo a vedere la sua volontà nella mia vita e in quella della mia famiglia. Da quel momento posso testimoniare che Egli è stato sempre fedele con me e che non mi ha mai abbandonato. Certo le prove nella vita non mancano mai, ma «...noi siamo più che vincitori in virtù di Colui che ci ha amati» (Rif. Romani 8:37).

Luca S.

Sono cresciuto con educazione cattolica. Mia madre (figlia di famiglia cattolica) mi ha insegnato i precetti del cattolicesimo. Ogni domenica andavo a messa e tutti i sabati andavo al catechismo con gli altri bambini della mia parrocchia. A me sembrava giusto così e facevo tutto in modo meccanico cioè lo facevo perché bisognava farlo. Raggiunta l'età di sedici anni, decisi di abbandonare il cattolicesimo. Sapevo che c'era un Dio, ma sentivo anche che quella non era la strada giusta. Andavo in chiesa per dovere e il tempo non passava mai.

Continuai a spendere la mia esistenza senza preoccuparmi della mia vita spirituale; anche perché l'unica strada conosciuta era il cattolicesimo. Finchè un giorno conobbi all'università una ragazza che mi parlò della salvezza in Gesù. Ma io mi sentivo a posto, perché pensavo che lei mi parlasse di un Signore che credevo di conoscere. Così lasciai scivolare le sue parole alla mie spalle. Mi recai al suo battesimo solo per farle piacere. Non potrò mai dimenticare le parole del pastore: "Figlio mio, dammi il tuo cuore e gli occhi tuoi abbiano piacere nelle mie vie". In quel momento avvertii che non era un uomo che stava parlando ma era il Signore, il quale mi invitava a diventare Suo figlio.

Inizialmente lasciai perdere quell'invito, pensando che fosse stata solo un'impressione, ma quelle parole risuonavano continuamente nella mia testa. Alla fine ho accettato il Suo invito e sperimentai personalmente che quelle non erano parole di un uomo ma parole di Dio che mi voleva nel suo gregge. Da quel giorno stupendo in cui ho accettato di servire Dio posso dire di non camminare più da solo; ma di avere sempre Lui affianco a me. Posso garantirti, caro lettore, che Lui non mi ha abbandonato, neppure un solo istante, nonostante i miei sbagli.

A Dio sia la gloria da ora ed in eterno!

Giovanni P.