Sono cresciuto con educazione cattolica. Mia madre (figlia di famiglia cattolica) mi ha insegnato i precetti del cattolicesimo. Ogni domenica andavo a messa e tutti i sabati andavo al catechismo con gli altri bambini della mia parrocchia. A me sembrava giusto così e facevo tutto in modo meccanico cioè lo facevo perché bisognava farlo. Raggiunta l'età di sedici anni, decisi di abbandonare il cattolicesimo. Sapevo che c'era un Dio, ma sentivo anche che quella non era la strada giusta. Andavo in chiesa per dovere e il tempo non passava mai.
Continuai a spendere la mia esistenza senza preoccuparmi della mia vita spirituale; anche perché l'unica strada conosciuta era il cattolicesimo. Finchè un giorno conobbi all'università una ragazza che mi parlò della salvezza in Gesù. Ma io mi sentivo a posto, perché pensavo che lei mi parlasse di un Signore che credevo di conoscere. Così lasciai scivolare le sue parole alla mie spalle. Mi recai al suo battesimo solo per farle piacere. Non potrò mai dimenticare le parole del pastore: "Figlio mio, dammi il tuo cuore e gli occhi tuoi abbiano piacere nelle mie vie". In quel momento avvertii che non era un uomo che stava parlando ma era il Signore, il quale mi invitava a diventare Suo figlio.
Inizialmente lasciai perdere quell'invito, pensando che fosse stata solo un'impressione, ma quelle parole risuonavano continuamente nella mia testa. Alla fine ho accettato il Suo invito e sperimentai personalmente che quelle non erano parole di un uomo ma parole di Dio che mi voleva nel suo gregge. Da quel giorno stupendo in cui ho accettato di servire Dio posso dire di non camminare più da solo; ma di avere sempre Lui affianco a me. Posso garantirti, caro lettore, che Lui non mi ha abbandonato, neppure un solo istante, nonostante i miei sbagli.
A Dio sia la gloria da ora ed in eterno!
Giovanni P.